Tipologia: Lowland Single Malt Scotch Whisky
Provenienza: Lowlands – Scozia.
Volume alcolico: 46%
Prezzo consigliato: 70 euro al momento del rilascio.
Reperibilità: Bassa, reperibile tramite aste o store specializzati.
Lochlea forse è un nome che non avrete sentito molto finora, essendo tra le molte distillerie di recente fondazione, figlia dell’attuale boom del whisky che al momento non sembra avere fine. Eppure, dalle premesse, sembra una realtà da tenere d’occhio.
Situata nelle Lowlands, l’area scozzese che attualmente conta il minor numero di impianti produttivi, è nata nel 2015 nell’Ayrshire, quasi in sordina rispetto ad altre realtà contemporanee.
Con una concezione molto artigianale, è situata all’interno di una fattoria dalla quale ricava l’orzo, componente indispensabile del whisky e, eccettuato il maltaggio, realizza in loco ogni fase del ciclo produttivo. Sembra tuttavia che verrà prossimamente realizzato anche il malting floor.
A parte il concept, che personalmente vedo con favore, non è affatto trascurabile che l’attuale direzione sia a cura di John Campbell, arcinoto ex – Laphraoig con esperienza pluridecennale.
Non trascurabile, parimenti, che la precedente egida fosse di Malcom Rennie, recentemente unitosi al team che sta curando la riapertura di Rosebank, il celebre (e buonissimo, n.d.r.) malto delle Lowlands.
Oggi mi soffermo sul loro primo rilascio, definito molto semplicemente “Lochlea First Release”. Lanciato sul mercato il 25 gennaio 2022 per commemorare la nascita del più celebre poeta scozzese, Robert Burns (che fu anche proprietario della fattoria per alcuni anni), è stato maturato per tre anni in un mix di botti ex-bourbon ed ex sherry Pedro Ximénez. La release, imbottigliata al 46%, è stata realizzata in 7385 bottiglie.
Nel Belpaese è importata da Beija-Flor, che ringrazio per il gentile campione proveniente dal Roma Whisky Festival dello scorso anno.
Che dire della prima release di Lochlea? Contestualizzando, non posso dire sia malvagio in proporzione alla maturazione. Non è ovviamente un mostro di complessità e sarebbe stato strano l’opposto, tuttavia presenta dei tratti interessanti, particolarmente in sede olfattiva. Al palato, purtroppo, risulta un po’ più sbilanciato, con la giovinezza che tende a farsi sentire. Ciò detto, seguirò volentieri gli sviluppi di una realtà che sembra avere delle valide premesse per affermarsi nel sempre più vasto panorama del whisky. Per un differente punto di vista, vi rimando alla recensione degli amici di Whisky Art.