Informazioni:
Tipologia: Speyside Single Malt Scotch Whisky
Provenienza: Speyside – Scozia.
Volume alcolico: 46%
Prezzo consigliato: Non disponibile.
Reperibilità: Ignota, nessun esemplare in commercio.
Cenni storici e osservazioni personali:
Oggi si rivive un tempo lontanissimo, andando indietro di oltre un secolo: ho infatti l’onore di presentarvi la mia opinione su un Glenlivet 1906, imbottigliato nel 1920 da J.T. Moore di Liverpool.
Prima di addentrarmi nella recensione, è opportuno che vi racconti una breve storia: quest’espressione era in vendita qualche anno fa presso Whisky Antique, il celebre store online del caro amico Max Righi. Un compratore avanzò dei dubbi sull’autenticità della bottiglia e, di conseguenza, Max (notoriamente molto serio) decise di aprirla per testare egli stesso, inviandone un campione anche a Serge Valentin, probabilmente il recensore con maggiore esperienza al mondo.
Al contempo, in occasione del Festival di Limburg 2017, omaggiò anche il sottoscritto di una “lacrima” di questo whisky.
E’ indubbiamente per me un privilegio potervelo oggi raccontare, trattandosi di un imbottigliamento precedente al primo conflitto mondiale.
(Piccola postilla: nel gergo dell’ambiente, quando si parla di whisky distillati prima della Seconda Guerra Mondiale, vi si riferisce con il termine “Pre-War”. In questo caso, siamo nel Pre del Pre-War!)
La recensione è stata scritta tempo fa, onde evitare che il campione si deteriorasse. La pubblico solo oggi per ringraziarvi del vostro sostegno.
Note Degustative:
Aspetto: Ambra con riflessi bronzei.
Olfatto: Promana fin da subito un piacevole toffee, accanto a una suggestione di antica pergamena, del cuoio lavorato ma anche un delicato tratto di funghi secchi, che va ad intensificarsi con il passare dei minuti. Piacevolmente floreale, con note di rose appena sbocciate che ben si sposano al resto. Ancora, il piacevole caramello assume i contorni del fudge, arricchendosi di tracce di cacao e leggera patina zuccherina. Invero, è piuttosto evidente una certa antichità del whisky in questione, presentando tratti in comune con le espressioni più venerabili finora recensite, e comunque notevolmente più recenti di questa.
Palato: Nonostante l’incedere del tempo ha mantenuto un buon corpo e un’elegante struttura, contraddistinta da un notevole tocco balsamico di mentolo ma, anche, da tracce di rabarbaro (tenue, ma presente) e piacevolissima mandorla tostata, particolarmente gradevole ed evidente. Continua con olive bianche e una leggera salinità. Non estremamente complesso, ma indubbiamente raffinato.
Finale: Medio, di mandorle, leggero sale, tocco di funghi secchi.
Un malto sicuramente antico, con tratti non presenti nei whisky moderni. Dando un occhio a posteriori alla recensione di Serge (l’unica peraltro finora pubblicata) noto che i sentori ravvisati sono grossomodo gli stessi, come l’impressione complessiva. Un’esperienza memorabile, ringrazio il caro Max Righi per avermi concesso di viverla.
Come vi ho detto, sono stati espressi dubbi sull’autenticità della bottiglia ma, in tutta onestà, resta un malto meritevole! Numericamente non rientra nella parte più alta della classifica, emotivamente meriterebbe però il massimo.
Il whisky è anche e soprattutto emozioni, no?
Complimenti per la recensione, ricca di note storiche e curiosità. Suggestiva e professionale, come sempre. Continua così! 🙂