Intervista a Leonardo Pinto, Direttore di ShowRUM

ShowRUM 2015
In compagnia di Leonardo Pinto (in foto a sinistra), nel corso della precedente edizione di ShowRum

 

Cari amici ed amiche, inauguro questa nuova sezione con l’intervista a Leonardo Pinto, Direttore di ShowRUM.

 

Prima di procedere con l’intervista, qualche dettaglio sul nostro ospite:

Leonardo Pinto, fondatore di Isla de Rum, inizia i primi passi nel mondo del rum nel 1997, periodo in cui la cultura del rum non era ancora sbocciata in Europa. Nel 2004 apre il suo primo blog, Isla de Rum, e dopo pochi anni il blog si trasforma in una vera e propria azienda. Oggi Leonardo è riconosciuto come uno dei maggiori esperti di rum in Europa, unico membro italiano del International RumXP panel, e lavora in Italia ed all’estero come consulente e trainer per il mercato del Rum a tutti i livelli (brand building, import/export, consulenze di marketing, consulenze per imbottigliatori e brokers). Leonardo è anche fondatore e direttore di ShowRUM – Italian Rum Festival, il primo festival nazionale completamente dedicato al rum ed alla cachaca in Italia, e della relativa S.T.C. – ShowRUM Tasting Competition. Dal 2012 ha sviluppato un piano di formazione dal titolo “RUM MASTER” che tratta di storia del rum, processo di produzione, legislazione, etichettatura e tecniche di degustazione avanzata, e si rivolge sia a professionisti che ad appassionati. Lo scopo è quello di fornire tutti gli strumenti per approcciarsi a questo distillato in modo consapevole, professionale e critico. Il master prevede anche un secondo livello (o livello avanzato) in cui viene approfondita la parte della degustazione e della valutazione dei distillati in genere e del rum in particolare. Leonardo viaggia nel mondo, soprattutto ai Caraibi, sia come giudice internazionale, sia come trainer, sia come consulente, sia come relatore in masterclass e seminari in molte delle più importanti manifestazioni di settore, oltre che nelle più grandi scuole di formazione per bartenders italiane ed estere. Dal 2014 è membro della giuria dei World’s 50 Best Bars e nel 2015 è stato ospite in veste di esperto di storia del rum nel nuovo documentario sul rum di Bailey Prior, già premiato con cinque Grammy Awards per il precedente documentario storico sul rum runner noto come The Real McCoy.

In vista dell’imminente quarta edizione del Festival, ho pensato di intervistare Leonardo che si è gentilmente prestato a rispondere alcune domande! Buona lettura!

Come nasce il tuo percorso di vita con il Rum?

In verità è successo tutto per caso o per fortuna. Mi sono appassionato a questo distillato già alla fine degli anni novanta e poi mi sono ritrovato sempre più coinvolto in questo mondo fino a che non ho deciso, non senza titubanze, di mollare tutto e buttarmi a capofitto in questa avventura.

Parlando del Festival, ShowRUM giunge quest’anno alla quarta edizione. Innovazione guardando alla “tradizione” degli scorsi tre anni, o un evento profondamente diverso?

ShowRUM giunge alla quarta edizione, ma assolutamente non si snatura. Il fine del festival è sempre lo stesso, informare e divertire facendo passare un messaggio di qualità, ma in modo leggero. In questo senso quello che ogni anno facciamo è allargare le attività della rassegna e cercare di dare sempre più spunti di formazione ed informazione sia agli operatori del settore che ai neofiti o agli appassionati. Tutte le informazioni su www.showrum.it o su facebook alla pagina @showrumitaly

Il Rum è un distillato che ha visto crescere le proprie vendite e la diffusione in modo notevole nell’ultimo decennio, credi che sia un trend destinato a crescere o a stabilizzarsi?

Io credo che quando si parla di rum e mercato la preoccupazione non debba essere legata ai numeri, ma al consolidamento della reputazione di questo distillato. In un mondo accelerato come quello odierno spesso si cavalcano le mode in maniera sconsiderata, senza effettivamente dare peso e sostanza ai contenuti di queste mode. Il rum è indubbiamente una moda, un distillato di tendenza, e lo è da molto tempo. Quello che è importante oggi è riuscire a reperire informazioni corrette, chiare e precise, sia come appassionati, sia come operatori. Informazioni che ci consentano di categorizzare, valutare e giudicare in modo corretto questo distillato e quindi posizionarlo, come merita, tra i grandi Spirits. Questo è l’auspicio che tutti nel settore si augurano ed è anche la mission fondamentale della rassegna.

Alcuni sostengono che il Rum, differentemente dallo Scotch Whisky o dal Cognac, sia penalizzato dalla mancanza di un disciplinare vero e proprio che consente ad alcuni produttori di “fare a modo loro”, senza regole rigide. Quanto credi ci sia di vero in quest’affermazione?

Io credo che non sia un disciplinare a portare dalle stalle alle stelle un distillato. Faccio l’esempio del whisky, dove pare che il disciplinare sia rigido e garantisca una qualità indiscutibile. Eppure leggendo tra le pieghe proprio di questo disciplinare ci sono falle che consentono, ad esempio, l’addizione di caramello. Quanto? Quanto basta. In questo senso sta alla correttezza ed alla serietà di ogni singolo brand farne un uso moderato e razionale o addirittura non utilizzarlo affatto. Senza contare che non è vero che seguire delle linee guida di produzione voglia per forza dire fare un prodotto eccezionale. Il distillato è qualcosa di vivo, di mutabile, di assolutamente interpretabile in ogni sua fase, ed è questo che ha reso alcune distillerie di whisky più blasonate di altre, nonostante tutte seguano il medesimo disciplinare. Quindi chi ha davvero fatto la differenza nel posizionamento del whisky non è stata la legge, ma la capacità di discernimento della qualità giunta insieme alle informazioni chiare al consumatore finale. Ecco, nel mondo del rum non credo sia necessario un disciplinare riconosciuto globalmente, sarebbe una utopia, ma informazioni chiare e linee guida che consentano al consumatore di orientarsi e poter scegliere consapevolmente il  suo  rum.

Curiosità: il tuo stile di Rum preferito? Spagnolo, Francese, Inglese?

Uno stile è dato da linee guida che ne demarcano la produzione; tipo di fermentazione, tipo di materia prima, tipo di distillazione, ecc. Nella suddivisione “per lingua” questi tratti distintivi non esistono. In ognuno dei territori francesi, come in ognuno dei territori inglesi come in ognuno dei territori spagnoli, abbiamo rum fatti da melassa o da succo, da alambicchi continui o discontinui, da fermentazioni lunghe o corte. Quindi che cosa vuol dire davvero “stile inglese/francese/spagnolo”, se non un semplice riferimento alla lingua che si parla nel territorio di produzione?

Cosa pensi della community di appassionati che ruota intorno al Rum? Consumatori, Bloggers, Forum?

Ovviamente la adoro e mi auguro cresca di giorno in giorno, non solo in numero ma in curiosità e consapevolezza.

Sei un professionista con anni di esperienza che vive con il Rum e per il Rum. Cosa consiglieresti di fare a chi desiderasse seguire un percorso analogo al tuo?

Non mi sento nella posizione di dare consigli, quello che posso dire è che nel mio caso gli strumenti che mi hanno permesso di andare avanti sono stati tanta passione, tanta dedizione, tanto lavoro, un pizzico di fortuna ed una sorta di affinità elettiva con questo distillato che mi ha permesso di tener duro anche nei momenti meno appaganti.

Infine, un suggerimento ai lettori: come pensi ci si debba approcciare alla degustazione di un rum?

Con curiosità, con attenzione e soprattutto mettendo in gioco la  propria sfera emotiva.

Grazie mille, caro Leonardo, per la tua grande disponibilità! Arrivederci a ShowRUM!!

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