Ieri ha avuto termine la kermesse romana dedicata al mondo del Rum, unica peraltro nel nostro Paese (eccettuando l’apertura verso il distillato caraibico avuta alla scorsa edizione del Milano Whisky Festival). La manifestazione, come il precedente anno, ha avuto luogo nella stupenda location del Salone delle Fontane, zona EUR. Quest’anno, tuttavia, era presente una novità: oltre alla giornata di Sabato 26 Settembre e Domenica 27, è stato aggiunto il Lunedì 28, dedicato tuttavia agli esperti di settore.
Per impegni personali, nonostante il gentile invito di Leonardo Pinto, Direttore del Festival, sono riuscito a raggiungere l’Urbe solo nella giornata di Domenica.
La mia permanenza è stata quindi breve, ma intensa.
Ricca presenza di espositori, con i grandi marchi tutti presenti da Havana Club a Bacardi, passando per la grande tradizione di Trois Rivières, Daimoseau e Appleton Estate. Ottimo lo stand della nuova DOC Ron de Venezuela, di cui mi è stata anche fornita una completa cartella stampa, che sicuramente userò per redigere un comunicato più ampio su questo consorzio volto a disciplinare la produzione di Rum nella nazione sudamericana. Infatti, come molti di voi sapranno, non esiste un disciplinare unico nel mondo del Rum, caratterizzato da produzioni estese in tutta la fascia tropicale del Pianeta e, di conseguenza, di difficile regolamentazione rispetto, ad esempio, allo Scotch Whisky che ha un terroir ben definito.
Il primo stand che ha catturato la mia attenzione, è stato quello di Nine Leaves, novità assoluta nel campo dei Rum. Prodotto da una microdistilleria Giapponese fondata solo nel 2013, è già presente con quattro espressioni che, seppur molto giovani dimostrano già un carattere interessante. Mi sono piacevolmente intrattenuto con il gentilissimo patron della distilleria, Yoshiharu Takeuchi, che mi ha illustrato brevemente le ragioni per le quali è orgoglioso di questa nuova produzione. Come ben saprete, il Giappone è ormai da oltre un secolo felice produttore di Single Malt ed era ora che qualcuno sperimentasse anche la realizzazione del Rum. La distilleria sorge nei pressi di Kyoto, impiega acqua pura giapponese e una rara varietà di canna da zucchero coltivata nei pressi di Okinawa. La tiratura non è molto elevata ma il core range racchiude già quattro espressioni, che presto vedrete recensite sul Sito.
Sono quindi passato all’adiacente stand Debonaire, produttore della Repubblica Dominicana. Non dotati di una distilleria, provvedono ad acquistare stock di Rum dalla Giamaica, Repubblica Dominicana e altre nazioni sudamericane, per poi procedere all’invecchiamento e al blending. Core range composto da tre espressioni: 15, 18 e 21 anni. Li vedrete tutti su queste pagine, appena sarà possibile.
Gran parte della manifestazione, tuttavia, è stata “monopolizzata” da OnestiGroup e Velier, i due titani italiani dell’importazione di Rum, ben rappresentati con numerosi marchi. L’amico Enrico Magnani, di OnestGroup, era ben presente con Abuelo, Dictador, Beach House, Daimoseau e Santa Teresa. Da Abuelo, era inoltre presente il Global Brand Ambassador Cristóbal Srokowski, che ebbi già il piacere di conoscere nella passata edizione. Interessante scambio di idee, informazioni e saluti, nonché diversi campioni da esaminare. In particolare, mi sono soffermato su Daimoseau, l’agricolo di Guadalupe, con un ampio parterre di referenze. Particolarmente sontuosi i due Vintage 1989 e 1991 che, sebben imbottigliati in periodi non distantissimi tra loro, presentano differenze notevoli sia olfattive che degustative. Ci tornerò in seguito quando ve ne parlerò. Gli altri marchi avevo già avuto modo di esaminarli in precedenza, ad eccezione di Beach House, uno Spiced Rum con tratti piacevoli, pur non rasentando la mia tipologia preferita.
Velier, anch’essa ben rappresentata con El Dorado, Brugal e Flor de Caña, è stata la successiva tappa. Ho provato il Siglo de Oro di Brugal, espressione top della categoria e gli esponenti più maturi della gamma Flor de Caña. Segnalo tuttavia la mancanza, differentemente dalla scorsa edizione, delle Selezioni di Luca Gargano, composte da Single Cask provenienti dalla regione del Demerara, generalmente di ottima qualità. Ne ho infatti esaminati diversi.
Molti altri marchi rappresentati, quali Don Papa, Appleton Estate, Hampden Estate, Malecon, La Mauny ed altri ancora. Tuttavia, il tempo è stato tiranno e, complice la chiacchierata con alcuni amici incontrati in loco, non ho potuto soffermarmi diffusamente su ogni stand. Ho incontrato infatti, oltre ai citati, anche il caro Francesco di “Lo Spirito dei Tempi”, in veste di giudice della ShowRUM Tasting Competition, volta a premiare le migliori etichette presenti alla manifestazione. Mi sono quindi intrattenuto con lui un bel po’, parlando ovviamente dello spirito dei Caraibi. Veloce saluto anche ad Javier Herrera, Direttore del Festival Internazionale del Rum di Madrid, persona sempre gentilissima e squisita, che mi ha rinnovato l’invito per la prossima edizione. Fugace incontro anche con Memfi Baracco, e assaggio del nuovo Diplomatico Vintage 2001.
Ben presente anche l’angolo per i fumatori, con Vincenzo De Gregorio e i suoi pregiati sigari realizzati con tabacco Kentucky Toscano e Massimo Cavaluzzo con le proprie pipe Malias. Piacevolissima conversazione su un mondo che ho ancora esplorato poco. Inoltre Masterclass inerenti i sigari, disponibili per gli interessati.
In conclusione, devo rilevare che l’organizzazione è stata ottima, con Masterclass iniziate in orario, grande disponibilità da parte degli espositori nei confronti degli avventori, presenza di un bar con possibilità di rifocillarsi e interessanti cocktail a base di ottimi rum venezuelani proposti allo stand della DOC Ron de Venezuela. Leonardo Pinto, attentissimo, a vigilare il tutto.
ShowRUM si conferma quindi un appuntamento obbligato per gli amanti del Rum del Belpaese. Spero che la manifestazione continui ad evolversi a crescere. Unico neo: nonostante la presenza degli espositori fosse notevole, mi è dispiaciuto non vedere alcune realtà caratterizzate da imbottigliatori indipendenti. Tuttavia, non credo sia demerito dell’organizzazione ma, probabilmente, del contemporaneo Whisky Live Paris che ha comportato l’impossibilità di sdoppiare la presenza di quei selezionatori che, oltre a interessantissimi Rum, hanno nel proprio portfolio un numero ben maggiore di whisky.
Detto questo, si conclude il mio report dedicato a ShowRum 2015. Vi aspetto alla prossima edizione!