Informazioni:
Tipologia: Lowlands Single Malt Scotch Whisky
Provenienza: Lowlands – Scozia
Volume alcolico: 56,4%
Prezzo consigliato: 250 euro.
Reperibilità: Bassa, Single Cask di 167 bottiglie.
Cenni storici e osservazioni personali:
La distilleria di malto Inverleven, chiusa dal 1991, condivide la medesima struttura di quella che un tempo fu la più grande Grain Distillery di Scozia: Dumbarton.
Era dotata di due alambicchi tradizionali, a cui fu aggiunto un alambicco Lomond nel 1956. Quest’ultimo fu impiegato per la distillazione dell’omonimo malto (terza distilleria).
Sostanzialmente, nel medesimo sito produttivo, furono prodotti per un periodo Dumbarton, Inverleven e Lomond.
Il grande complesso, oggi di proprietà di Pernod Ricard, è definitivamente chiuso e non sembrano esserci piani in vista per la riapertura, anche a causa dell’ammodernamento di Strathclyde, produttrice di grain whisky.
Esistono ben pochi imbottigliamenti ufficiali di Inverleven e non molti indipendenti.
Con gran piacere, quindi, vi parlo oggi dell’Inverleven 27 y.o. 1977-2004 Duncan Taylor, espressione a grado pieno proveniente dal cask 3098 e rilasciata in 167 esemplari.
Duncan Taylor, imbottigliatore indipendente di cui già parlammo nella recensione di un altro malto “estinto”, Glenugie, ha nella propria gamma la serie “Rarest of the Rare” in cui imbottiglia malti di distillerie ormai silenti. Grazie al lavoro di questi selezionatori, è possibile assaporare malti scomparsi o molto rari.
Terminato questo inciso, passiamo al vivo della recensione.
Note Degustative:
Aspetto: Oro.
Olfatto: Intensa nota di orzo maltato ed altri cereali che si evolve su un velo di delicata vaniglia. Compare, quindi, miele d’acacia. Sentore alcolico molto vivido, che sfuma leggermente dopo qualche minuto, pur restando complessivamente persistente.
Burro denso, caramelle mou. Data l’elevata gradazione, provvedo ad aggiungere acqua: l’alcol intenso si attenua leggermente, lasciando emergere maggiormente la vasta gamma di sentori complessivamente dolci di cui sopra. Sottolineo, tuttavia, che l’alcol è decisamente invasivo.
Si coglie, infine, un lato fruttato di pesca gialla, melone cantalupo e scorzetta d’arancia.
Palato: Senz’acqua risulta molto secco e speziato, con chiodi di garofano, cannella e vaniglia. Molto legnoso, più di quanto sarebbe auspicabile in un buon malto.
Dietro questa coltre, emerge timidamente il burro amalgamato a crema pasticcera.
In verità, non un capolavoro. Con acqua, migliora leggermente: la legnosità diventa più tollerabile, fondendosi meglio con le note speziate senza travalicarle troppo.
Compare infine, un tocco di rabarbaro.
Finale: Mediamente lungo, secco e speziato (chiodi di garofano, rabarbaro).
Pensavo di riscontrare maggiori emozioni in questo malto. Non è proprio da cestinare, tuttavia non rasenta uno degli esempi migliori delle Lowlands. Anzi. Si è ecceduto con l’alcol che, come ho evidenziato, resta persistente anche dopo la diluizione (necessaria per cogliere al meglio gli altri sentori) e, al palato, rasenta una legnosità estrema che, dopo l’aggiunta, resta comunque notevole.
In sintesi, non mi ha entusiasmato. Bevibile, ma non certo memorabile.