Informazioni:
Tipologia: Speyside Single Malt Scotch Whisky
Provenienza: Speyside – Scozia
Volume alcolico: 54,7%
Prezzo consigliato: 220 euro
Reperibilità: Bassa, tiratura limitata di 2976 bottiglie. Disponibile presso rivenditori specializzati.
Cenni storici e osservazioni personali:
Dopo aver esaminato l’indipendente Auchroisk 21 y.o. di Hidden Spirits, oggi è il turno di una Special Release Diageo del 2012: Auchroisk 30 y.o. 1982-2012, prodotto in tiratura limitata di 2976 bottiglie. Vatting di botti americane ed europee, è stato imbottigliato a gradazione piena, precisamente al 54,7% di volume alcolico. Per approfondimenti sulla storia della distilleria, potete consultare l’articolo della precedente recensione. Ad ogni modo, questa Special Release costituisce la più matura espressione di Auchroisk in commercio, essendo la distilleria operativa solo dal 1975.
Note Degustative:
Aspetto: Ambra
Olfatto: Profondo sentore vinoso, come da botte ex-sherry, con note di prugne e fichi in primis ma anche albicocche e datteri. Terminata questa fase, imputabile all’uso delle botti europee, subentra un piacevole sentore vanigliato attribuibile alle botti americane. L’evoluzione continua con gradevoli note di cera d’api e miele, che lo rendono molto dolce. Non manca tuttavia una nota balsamica di mentolo e una leggera fumosità che gli conferiscono un aspetto elegante e multi-strato. Emerge anche una nota di frutta secca tostata, principalmente noci.
Elegante, nei suoi 30 anni, e assolutamente non comune.
Palato: Predomina la frutta secca tostata: noci, nocciole e anche mandorle! Dopo qualche istante emerge una nota pepata ma anche delle spezie, noce moscata in primis! Tuttavia, il lato legnoso sembra essere a tratti predominante, pur trattandosi di legno nobile ed elegante. Questo sbilanciamento potrebbe dispiacere, ma è tutto sommato non eccessivo. Il ritorno del miele e della vaniglia aiuta a portare rotondità e spessore ma resta comunque troppo legnoso.
Finale: Piuttosto lungo, a base di spezie quali noce moscata e pepe, ma anche una nota fumosa e del legno che si ripropone.
Quest’espressione di Auchroisk costituisce un buon whisky. Un gradevole olfatto unito a un palato interessante ed un finale di spessore gli consente di mantenere le promesse. Tuttavia, il lato legnoso è a tratti predominante e ciò mi induce a ritenere che la permanenza in botte sia stata un po’ troppo lunga. Ciò lo penalizza nel voto finale.
Ciao Giuseppe!
Questi giorni girovagando per la rete ho trovato alcuni “trentenni” a prezzi che oserei quasi definire allettanti.
Quelli che mi sono sembrati più interessanti sono i seguenti:
AUCHROISK 30YO a 162€
BENRIACH 30YO a 200€
CRAGGANMORE 1973 29YO a 176€
GLENFARCLAS 30YO a 178€
Che ne pensi? Vale la pena investire qualche centinaio di euro su qualcuna di queste bottigile? 🙂
Ciao Corrado, lieto di risentirti.
I prezzi che hai trovato sono tutti molto interessanti. Ad ogni modo, dipende se ti interessa comprare per degustarle o per conservarle e rivenderle successivamente. Nel secondo caso, ti consiglierei l’Auchroisk 30 e il Cragganmore 29 in quanto entrambi in tiratura limitata e, nel tempo, destinati a vedere aumentare il proprio prezzo in virtù della bassa reperibilità. Nella prima ipotesi,invece, sono tutte ottime scelte che vantano diversi riconoscimenti e voti molto alti da parte dei recensori.
Se hai dubbi o domande, non esitare a contattarmi!
Buongiorno Giuseppe!
Allora in effetti bottiglie del genere le prenderei soprattutto in ottica di rivendita futura. Anche perchè al momento ho già troppe bottiglie aperte! 😀
Al massimo ne terrei per me un paio.
Comunque tornando ai due prescelti (anche io ero propenso su quelli) il Cragganmore ha una tiratura doppia rispetto all’Auchroisk (6000 vs 2976) e un prezzo di partenza un po’ più alto (circa 30/40€).
Penso che ne prenderò un po’ e un po’ (per quello che mi sarà possibile)…
Secondo te che potenzialità di rivalutazione hanno e in che tempi?
Sempre grazie e…
…marzo si avvicina! 😉
Buongiorno Corrado!
Guarda, il discorso della rivalutazione non tiene conto solo del semplice numero di bottiglie prodotte ma anche della reperibilità e della qualità dell’imbottigliamento. Cragganmore 29 vanta generalmente punteggi più alti, da parte di recensori internazionali, rispetto all’Auchroisk che comunque non è da disprezzare. Man mano che si esauriranno tutte le scorte residue presenti sul mercato, il prezzo tenderà a salire. Potrebbe volerci un po’, ad ogni modo. Al contempo, ho notato il Cragganmore già in vendita presso alcuni negozi a un prezzo doppio rispetto a quello che hai trovato, mentre l’Auchroisk si sta mantenendo ancora stabile. Il prezzo dipende quindi da svariati fattori, non ultimo il prestigio della distilleria: per dire, il Lagavulin 21 y.o. del 2007 uscì in vendita a 170 euro e fu prodotto in 6642 bottiglie. Oggi, ne vale circa 1000 dal momento che è stato unanimamente riconosciuto un grandissimo imbottigliamento e proviene da una distilleria prestigiosa come la Lagavulin. Considerato anche questo parametro, credo che nel tempo l’Auchroisk possa incrementare il suo valore in misura minore rispetto al Cragganmore. Ovviamente, sono solo supposizioni personali. Non è facile prevedere l’andamento del mercato: diciamo che le compri a scatola chiusa e poi si vede. Certo, quando l’imbottigliamento è blasonato e la tiratura è limitata ed è in via di esaurimento, i prezzi tendono a salire a prescindere che si tratti di 500-1000-2000-10.000 bottiglie. Considera anche il caso del Laph 15 che hai comprato: non è stato prodotto in tiratura limitata ed anzi era ampiamente disponibile. Da quando hanno smesso di produrlo i prezzi sono già saliti in misura proporzionalmente notevole dato che una bottiglia che costava 60 euro oggi ne vale 120. Quindi, in sintesi, può anche capitare che una bottiglia rara non incrementi troppo il proprio valore in quanto non particolarmente apprezzata dalla critica o dal grande pubblico; viceversa, altri imbottigliamenti più comuni potrebbero rivalutarsi prima, in caso di ritiro dal commercio. Io rimpiango ancora di non aver preso l’Ardbeg Lord of the Isles quando lo vendevano a poco meno di 200 euro…ora costa più del doppio, essendo stato ritirato dal commercio. Ad ogni modo, generalmente si raggiunge un picco oltre il quale l’imbottigliamento difficilmente salirà di valore, se non dopo svariati anni. Alla luce di quanto ti ho detto, valuta tu se ti conviene investire.
Il mio portale ha carattere recensivo, non sono particolarmente addentro alle situazioni del mercato anche se sono riuscito, talvolta, a fare qualche piccolo affare. Ma, normalmente, non compro mai per investimento. Preferisco il consumo moderato 🙂
Spero di esserti stato d’aiuto! Già, Marzo si avvicina…..:P
Grazie mille Giuseppe, sei sempre gentile, chiaro ed esaustivo! 🙂
La mia indecisione infatti è quella se prenderne solo un paio di bottiglie (l’una) per me (cosa ormai certa) o se prenderne un po’ di più (investendo quindi una discreta sommetta) e sperare di rivenderne qualcuna più in là e recuperare così parte della spesa. In effetti in quasi tutte le passioni che ho (come la fotografia) mi piace l’idea di unire il dilettevole (cioè il coltivare la passione stessa) con l’utile (per non rimetterci troppo e forse per giustificare con me stesso spese aldilà del necessario…).
Certo è difficile predire il futuro ma già avere qualche opinione di chi ne sa molto più di me e che coltiva questa passione da tempo è comunque molto! 🙂
A presto e sono curioso di sapere com’era il Glenugie! 😉
A presto!